Il linguaggio

Strindberg trascrive l'esperienza quotidiana del vivere con una novità di linguaggio teatrale rivoluzionaria. Egli traduce il dato realistica in una serie di "immagini mutevoli, in "dissolving views", in scene brevissime che si richiamano tra loro e si associano non secondo criteri logici e cronologici. Il ricordo scaturisce dalla psiche e della psiche, appunto, il dramma "riproduce" la libera aggregazione di immagini, temi, simmetrie e richiami: è il caos del sogno "che, tuttavia, comporta una certa logica". Calarsi in questo fluire, al di fuori dello spazio e del tempo, di brevi sequenze, di figure che affiorano rapidamente e che si fondono tra loro (non ci sono veri e propri  personaggi, anzi i personaggi non hanno neppure nomi propri), significa, quindi, calarsi nella dimensione del sogno che, con la realtà quotidiana del vivere, ha in comune solo apparenze (sogno-vita).

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