Nella storia del critico d'arte, la meccanica quantistica permette agli eventi di svolgersi, dal punto di vista dei protagonisti, più o meno come li descrive Dummett.

L'universo da cui proviene il critico deve essere lo stesso nel quale l'artista ha di fatto finito per imparare a dipingere bene.

In quell'universo i quadri sono stati prodotti da uno sforzo creativo, e le riproduzioni di queste opere sono poi state portate nel passato di un altro universo.

Qui i dipinti sono stati effettivamente plagiati - se si può definire plagio copiare il lavoro eseguito da un' altra versione di se stessi e il pittore ha realmente ottenuto qualcosa in cambio di nulla.

Ma in questo caso il paradosso non sussiste perché l'esistenza delle opere d'arte è dovuta a un autentico sforzo creativo, sia pure avvenuto in un altro universo.

L'idea che i paradossi legati al viaggio nel tempo possano essere risolti dall'esistenza di "universi paralleli" è stata anticipata dagli scrittori di fantascienza e da alcuni filosofi.

Quella che abbiamo presentato qui non rappresenta tanto una nuova soluzione, quanto piuttosto una nuova maniera per arrivare alla stessa idea, attraverso teorie fisiche esistenti.

Tutte le affermazioni che abbiamo fatto sull'ipotetico viaggio nel tempo sono conseguenze dell'impiego della meccanica quantistica standard per calcolare il comportamento di circuiti logici del tutto simili a quelli che vengono usati nei calcolatori, con un' unica supposizione ulteriore:

che l'informazione possa viaggiare nel passato lungo CTC.

In questo modello al calcolatore i viaggiatori nel tempo vengono "trattati" in maniera analoga a pacchetti di informazione.

Risultati simili sono stati ottenuti anche utilizzando altri modelli.