Soprattutto a causa del
prestigio di Aristotele, l'ipotesi che la Terra fosse al centro dell'universo rimase
praticamente immutata fino al 1543, quando l'astronomo polacco Niccolò Copernico
pubblicò le proprie teorie nel De Revolutionibus Orbium Coelestium (Sulla rivoluzione
delle sfere celesti).
Proponendo un nuovo modello
planetario nel quale i pianeti si muovevano su orbite circolari attorno al Sole, che
secondo la teoria si trovava al centro dell'universo, egli attribuì il moto delle stelle
alla rotazione della Terra attorno al proprio asse.
Il passo successivo venne
compiuto dall'astronomo tedesco Giovanni Keplero il quale, convinto sostenitore del
sistema copernicano, enunciò le tre leggi che regolano il moto dei pianeti.
L'ipotesi copernicana trovò
poi in Galileo uno dei più illustri sostenitori.
Il matematico e fisico
britannico Isaac Newton
mostrò che le leggi di
Keplero potevano essere dedotte dalle leggi generali del moto e dalla teoria della
gravitazione universale, mettendo in evidenza
la validità generale di
queste teorie.