A ciascuno il suo *** (Italia 1967, col, 92')

Regia: Elio Petri

Attori: Gian Maria Volonté, Irene Papas, Gabriele Ferzetti, Salvo Randone, Mario Scaccia, Luigi Pistilli

Un intellettuale siciliano (Volonté) cerca di fare luce su alcuni delitti commessi dalla mafia, ma commette l'errore di fidarsi della vedova (Papas) di una delle vittime: forse il miglior film di uno dei più lucidi cineasti d'impegno sociale dell'epoca, tratto dall'omonimo romanzo di Sciascia. La lettura di Petri e del cosceneggiatore Ugo Pirro (premiato a Cannes) si sforza di raggiungere una certa complessità narrativa dietro l'aneddoto, così da fondare la denuncia dei meccanismi di mafia con "una ispida descrizione dell'ambiente siciliano nella cui ragantela si trova invischiato un tormentato intellettuale". I costumi della cittadina, le riunioni sui terrazzi delle case o nei caffè, la psicologia contorta dei suoi abitanti sono raccontati con una minuzia insinuante e appassionata. Ottimi gli interpreti, specie il cupo Volonté e il luciferino Ferzetti. Una sequenza finale da antologia.


Delitto perfetto, Il *** (Dial M for Murder, Usa 1954, col, 105')

Regia: Alfred Hitchcock

Attori: Grace Kelly, Ray Milland, Roberto Cummings, John Williams, Anthony Dawson

Un ex campione di tennis (Milland) decide di sbarazzarsi della moglie (Kelly), obbliga all'assasinio col ricatto un altro uomo, ma le cose non vanno come previsto. Hitchcock non nasconde l'origine teatrale del film, da lui stesso sceneggiato a partire da una pièce di Frederick Knott, ma accentua il senso del ritmo e della suspense: una prova generale del successivo La finestra sul cortile, anch'esso tutto in interni. Girato originariamente in 3D per contrastare la nascente popolarità della televisione, ha una scena da antologia, quella in cui l'assassino aggredisce Grace Kelly al telefono, pensata proprio per il rilievo plastico che avrebbero avuto le forbici tridimensionali in primissimo piano. Hitchcock appare fotografato a un banchetto in un quadretto appeso al muro.


Donna che visse due volte, La *** (Vertigo, Usa 1958, 128')

Regia: Alfred Hitchcock.

Attori: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore.

John "Scottie" Ferguson (Stewart), un poliziotto che soffre di vertigini, viene incaricato del suo ex compagno di scuola Gavin Elster (Helmore) di sorvegliare la moglie Madeleine (Novak) per le sue tendenza suicide. Scottie si innamora di lei, ma non riesce ad evitare che si butti da un campanile. Precipitato in uno stato di depressione, ne viene risollevato all'improvviso da Judy Barton (Novak), una donna molto ... troppo simile a quella scomparsa. E' forse il capolavoro "filosofico" di Hitchcock, il film dove la sua concezione della vita come "passaggio necessario attraverso le tenebre" viene raccontata nella maniera più compiuta e coinvolgente. Pur riducendo il racconto omonimo di Pierre di Boileu e Thomas Narjac ai termini minimi di un canovaccio giallo, il regista ci racconta soprattutto il cammino di un uomo che si sente tradito dalla sua razionalità: l'importante non è tanto smascherare un omicidio quanto capire come è potuto succedere che la passione dell'innamorato abbia accecato la razionalità del poliziotto. Celeberrima la scena in cui Stewart guarda nella tromba delle scale del campanile.


Finestra sul cortile, La **** (Rear Window, Usa 1954, col, 112')

Regia: Alfred Hitchcock

Attori: James Stewart, Grace Kelly, Thelm Ritter, Wendell Corey, Raymond Burr, Judith Evelyn, Ross Bagdasarian

Un fotoreporter (Stewart), costretto all'immobilità per una frattura di una gamba, passa il tempo spiando con il teleobbiettivo i suoi dirimpettai e con la collaborazione della fidanzata (Kelly) e della domestica (Ritter) scopre che è stato commesso un assassinio. Tratto da un racconto di Cornell Woolrich, sceneggiato da John Micheal Hayes, è un film-sfida: in un'unica ambientazione scenografica, tutto è osservato dal punto di vista del protagonista, il che permette di leggere il film anche come una riflessione sul voyeurismo dello spettatore e, più in generale, del cinema. Prediletto dal regista (tranne che per la colonna sonora di Franz Waxman), è costruito su un calibratissimo mix di suspense, humor e acuta osservazione delle debolezza umane. Le modalità del delitto sono ispirate a due fatti di cronoca avvenuti in quel periodo in Inghilterra. Hitchcock si vede mentre sistema l'orologio nell'appartamento del musicista.


Invito a cena con delitto ** (Murder by Death, Usa 1976, col, 94')

Regia: Robert Moore

Attori: Eileen Brennan, Truman Capote, Peter Sellers, Alec Guinnes, Peter Falk, David Niven, Maggie Smith, Elsa Lancaster, James Coo.

L'eccentrico miliardario Lionel Twain (Capote) invita nel proprio castello i cinque detective più famosi del mondo per sfidarli a risolvere un caso di omcidio che deve ancora avvenire. Una satira scanzonata e affettuosa del giallo scritta da Neil Simon, dove nemmeno un cast d'eccezione riesce a conquistare davvero lo spettatore, frastornato da colpi di scena troppo rocamboleschi e dal carnevalesco divertimento dei travestimenti. Divertente Guiness nella parte di Bensonmum, il maggiordomo cieco.


Nororius, L'amante perduta **** (Notorius, Usa 1946, b/n, 101')

Regia: Alfred Hitchcock

Attori: Cary Grant, Ingrid Bergman, Claude Rains, Louis Calhern

La figlia di una spia nazista (Bergman) viene convinta da un agente segreto americano (Grant) a farsi sposare da uno dei capi dello spionaggio tedesco in Brasile, per poterlo controllare. Hitchcock è al suo meglio in uno dei suoi più riusciti film di spionaggio dove la trama gialla - sceneggiata da Ben Hecht - si mescola al melodramma sentimentale: per amore di Grant la Bergaman accetta di finire nel letto di Rains, che tenterà di avvelenarla. Alcuni colpi di stile, come lo zoom sulla chiave che porta in cantina, sono entrati nella storia del cinema, mentre le scene d'amore tra Grant e la Bergman sono ancora oggi di struggente intensità. Da vedere e ... rivedere!!! Hitchcock appare alla festa di Sebastian dove beve una coppa di champagne con una sola sorsata.


Psycho ***1/2 (Psycho, Usa 1960, b/n, 108')

Regia: Alfred Hitchcock

Attori: Antony Perkins, Janet Leigh, Vera Miles, John Gavin, Martin Balsam

In fuga da Phoenix con 40.000 dollari nella valigia, Marion Crane (Leigh) finisce nel motel di Norman Bates (Perkins), giovane timido con l'hobby della tassidermia e del voyeurismo, e una madre autoritaria della quale si sente, però, solo la voce. Norman accoltella Marion sotto la doccia e ne fa sparire il cadavere. Elimina anche un detective (Balsam) venuto a curiosare. Il più grande successo di Hitchcock non è per nulla invecchiato: caso clinico da manuale su uno sdoppiamento di personalità con complicazione edipiche e sessuofobe, e insieme saggio sulla suspense cinematografica. Far morire la protagonista dopo 40' di film fu una vistosa infrazione a tutte le convenzioni del racconto filmico: farla morire in quel modo significò trasgredire i codici allora vigenti della rappresentazione della violenza. Hitchcock gioca con le attese degli spettatori come il gatto con il topo: il regista confessò di essere orgoglioso di aver creato dell'emozione pura, indipendentemente da qualunque messaggio.


Uccelli, Gli **** (The Birds, Usa 1963, col, 119')

Regia: Alfred Hithcock.

Attori: Rod Tayler, Tippi Hendren, Jessica Tandy, Suzanne Pleshette, Veronica Cartwright

Scambiata per l'impiegata di un negozio, la ricca e stravagante Melanie Daniels porta una coppia di pappagallini inseparabili all'avvocato Mitch Brenner (Taylor) che vive nell'isolato paesino di Bodega Bay; qui resterà intrappolata con la famiglia di lui nell'improvvisa e apocalittica rivolta degli uccelli che a migliaia assalgono la popolazione. E' uno dei capolavori assoluti del cinema e probabilmente il vero testamento cinematografico di Hitchcock. Tutto il film è una riflessione sull'angoscia, affrontata da diversi punti di vista (psicologico, morale metafisico), tutti materializzati nelle torme di corvi e gabbiani che riempiono sempre più l'inquadratura e trasmettono un insostenibile senso di minaccia. In questo modo il giallo si trasforma in una specie di giudizio universale, ma l'abilità del regista sta proprio nel non voler sottolineare nessuna intepretazione e lasciare aperto il finale: la macchina porta via i protagonisti in un mare di uccelli vocianti.


Uomo che sapeva troppo, L' ***1/2 (The man who knew too much, Usa 1956, 119')

Regia: Alfred Hitchcock

Attori: James Stewart, Doris Day, Brenda De Banzie, Bernard Miles, Ralpg Truman

In vacanza in Marocco, Ben e Jo McKenna ricevono le ultime confidenze di un agente segreto colpito a morte e, per impedire loro di rivelarle alla polizia, il figlio della coppia viene rapito. I coniugi, sulle tracce dei rapitori, si recano a Londra: riescono a far fallire l'attentato ad un ambasciatore e a trovare anche il figlio rinchiuso in un'ambasciata. Complicato meccanismo giallo che Hitchcock padroneggia con maestria assoluta, questo film illustra due temi chiave della sua ricerca: il calvario di un innocente costretta a soffrire senza colpa e lo scontro dei protagonisti col Male, rappresentato dalla coppia dei Drayton, inquietanti personificazioni di Satana che, ironicamente, si nascondo dietro la rispettabilità di una chiesa. Dominante il ruolo del suono, soprattutto delle grida, delle canzoni, dei fischi o della musica in generale che svolgono la funzione drammatica principale. Hithcock si vede di spalle, mentre osserva alcuni saltimbanchi arabi sulla piazza di Marrakech.