Decadimento di Beta
Il primo contributo teorico
di Fermi alla fisica nucleare fu la teoria del decadimento beta, formulata nel 1933.
Fin dall'inizio del secolo la scoperta delle emissioni radioattive, dovute a
trasformazioni spontanee dei nuclei atomici, aveva polarizzato l'attenzione dei
ricercatori. Uno dei problemi che si presentavano ai fisici all'inizio degli anni Trenta
era la comprensione del decadimento beta, cioè di quei fenomeni radioattivi in cui
vengono emessi elettroni.
Sono possibili trasformazioni nucleari in cui la carica Ze del nucleo cambia, mentre il
numero di nucleoni A rimane invariato. Ciò può succedere con l'emissione di un elettrone
da parte del nucleo (decadimento b-), con l'emissione di un positrone (decadimento b+) o
con la cattura di un elettrone interno all'atomo (cattura di elettroni). In ciascuna di
queste trasformazioni un protone viene convertito in un neutrone o viceversa.
Si è anche scoperto che, in ciascuna di queste trasformazioni, fra i prodotti del
decadimento compare un'ulteriore particella, detta neutrino (v).
L'esistenza del neutrino venne ipotizzata per la prima volta da Pauli nel 1930, allo scopo
di inquadrare il decadimento b nelle leggi di conservazione dell'energia e della quantità
di moto. Ad esempio il decadimento b dei neutroni si scrive:
n -> p + e- + v
Se il neutrino non facesse parte dei prodotti del decadimento, dalla conservazione
dell'energia e della quantità di moto per il decadimento a due corpi discenderebbe che
gli elettroni dovrebbero essere espulsi con una ben definita energia, come nel decadimento
a . Invece si è trovato sperimentalmente che gli elettroni emessi possiedono una
distribuzione di energie che va da zero ad un valore massimo.
Inoltre, essendoci all'inizio una singola particella con spin 1/2, la prodiuzione di due
sole particelle, ciascuna con spin 1/2, violerebbe il principio di conservazione del
momento angolare.
In generale, il decadimento b - si può scrivere:
ZAP -> Z+1AD + e- + v
Dunque nel decadimento b - un neutrone viene convertito in un protone. Nel decadimento b +
viene emesso un positrone, in modo che un protone si converte in un neutrone:
ZAP -> Z-1AD + e- + v
In un sistema in cui il nucleo padre è in quiete, dalla conservazione dell'energia si
ricava sia per il decadimento b - si per quello b + (le masse dell'elettrone e del
positrone sono uguali):
MPc2 = MDc2 + mec2 + Ktot
Ovvero un'energia di disintegrazione Q:
Q = Ktot = (MP - MD -me)c2
Nella cattura degli elettroni, dove un elettrone interno all'atomo (di solito un elettrone
K) viene catturato dal nucleo, non viene emessa alcuna particella carica. La cattura
dell'elettrone è però accompagnata dall'emissione di un neutrino, cui consegue
l'emissione di fotoni X caratteristici, corrispondenti alle transizioni degli elettroni
esterni verso i livelli energetici interni vacanti. Nella cattura di elettroni un protone
viene convertito in un neutrone.
I raggi X emessi sono caratteristici dell'atomo figlio e non dell'atomo padre, poiché
vengono prodotti dopo che l'elettrone è stato catturato. Un decadimento per cattura di
elettroni può essere scritto nella forma:
e-ZAP -> Z-1AD + e- +
v
Si deve sottolineare che nel decadimento b o nella cattura di elettroni, gli elettroni o i
positroni coinvolti non sussistono all'interno del nucleo, che è costituito soltanto da
protoni e neutroni. La generazione o l'assorbimento di elettroni o positroni dà luogo ad
un riarrangiamento del nucleo su stati di energia minore attraverso la trasformazione di
un protone in un neutrone o viceversa.
[Pagina
Iniziale] [Vita] [Principali Lavori]
[Principali
Collaboratori]