A partire dal '26, in Via Panisperna ebbe
inizio quel decennio, dal 1926 al 1937, che segnò il periodo più produttivo
dell'attività di Fermi e l'ingresso della fisica italiana nell'Europa con la nascita
della "scuola di fisica romana".
Ben presto fu
chiamato a collaborare con Fermi Franco Rasetti, titolare della cattedra di Spettroscopia.
Si unirono, entro la fine del 1927, un gruppo di studenti della facoltà di Ingegneria.
Primo fra questi Emilio Segrè a cui seguirono Ferretti, Wick, Ettore Majorana, Bruno
Pontecorvo e infine il chimico D'Agostino.
L'Istituto di Fisica di Roma possedeva oltre a spettroscopi classici, anche i più
avanzati spettrografi di Hilger ed una sufficiente attrezzatura ausiliaria. Il gruppo di
Fermi poteva disporre inoltre dell'ottima strumentazione dell'Istituto Fisico della
Sanità Pubblica, ospitato nell' edificio di via Panisperna.
Negli dal 1927 al 1931 si stablì un fecondo rapporto di lavoro tra Fermi e Rasetti che
determinò un grande impulso all'attività di ricerca volta al campo della fisica atomica
e molecolare.
Durante questo periodo il contributo di Fermi alla teoria quantistica fu di grande
importanza, non tanto nella formulazione dei principi quanto piuttosto
nell'approfondimento e nell'applicazione di tali principi.
Fermi e Corbino, compreso che la fisica atomica diveniva spostarono quindi l'attenzione.
Il Gruppo di Fermi e la
Sperimentazione con i Neutroni
Gli anni dal 1934 al 1936
furono il periodo glorioso della scuola romana; Fermi e il suo gruppo si dedicarono alla
ricerca sperimentale delle reazioni nucleari provocate da neutroni, giungendo alla
scoperta della radioattività indotta dai neutroni e delle notevoli proprietà dei
neutroni lenti. Per questo lavoro Fermi fu insignito del premio Nobel per la fisica nel
1938.
Alcuni cimeli e strumenti relativi a questa fase della ricerca sono ancora conservati
nella sala del museo di fisica dedicata a Fermi all'università "La Sapienza" di
Roma. Piccoli contatori Geiger-Muller, vari materiali usati nella sperimentazione sul
nucleo ed alcune lettere che vi si riferiscono; apparecchiature utilizzate per la
rivelazione delle particelle e per la misura della radioattività.
La scoperta da parte dei coniugi Joliot e Curie sulla possibilità di ottenere
artificialmente un nuclide radioattivo (bombardano con particelle a ua lastra di alluminio
ottenendo così un isotopo del fosforo non esistewnte in natura 15P30
-> 14Si30 + 1e0 + v )suggerì a Fermi la
possibilità di bombardare i nuclei utilizzando neutroni, molto più penetranti in quanto
privi di carica elettrica. Secondo l'idea di Fermi infatti, questi avrebbero dovuto
raggiungere il nucleo senza subire la repulsione elettrostatica, neppure nel caso di
nuclei pesanti dotati di una elevata carica elettrica positiva.
La sorgente di neutroni ottenuta da una miscela di radon e polvere di berillio, sigillata
al'interno di un tubo di vetro, veniva posta dentro un cilindretto contenente il materiale
da irradiare. Il cilindretto veniva a sua volta racchiuso in un pozzetto di piombo al fine
di schermare la radiazione gamma della sorgente. Dopo un certo tempo di irradazione il
cilindretto veniva portato in un ambiente privo di sorgenti radioattive al fine di
misurare l'intensita dellaradiazione indotta. Le misure venivano eseguite mediante un
contatore Geiger-Muller o con una camera a ionizzazione collegata ad un elettrometro di
Edelmann, la cui lettura permetteva di risalire all'intensità della corrente,
proporzionale all'attività.
Gli esperimenti diedero presto esiti positivi e nel marzo del 1934 fu annunciata la
scoperta della radioattività indotta da neutroni. Seguì un febbrile lavoro di ricerca in
cui furono bombardati i nuclei di più di sessanta elementi. In pochi mesi il gruppo
romano, a cui proprio in quel periodo si era unito il chimico Oscar D'Agostino, aveva
ottenuto oltre quaranta nuovi isotopi radioattivi. Molti dei prodotti radioattivi furono
individuati chimicamente e furono chiarite le reazioni nucleari che li avevano originati.
Fermi, pur occupandosi della direzione del lavoro e dell'interpretazione teorica dei
risultati, prendeva parte egli stesso agli esperimenti, partecipando inoltre alla
costruzione dei pezzi di laboratorio.
Ma le scoperte non finirono qui: nell'ottobre del 1934, nel corso delle esperienze sulla
radioattività provocata da bombardamento di neutroni, i ricercatori poterono osservare
che la radioattività diveniva più intensa se i neutroni venivano rallentati facendoli
passare attraverso una sostanza ricca di idrogeno, come l'acqua o la paraffina.
Il fenomeno fu interpretato da Fermi appena poche ore dopo la sua scoperta: il rapido
rallentamento dei neutroni, dovuto alla perdita di energia causata dagli urti successivi
con i nuclei dell'idrogeno, aumentava la probabilità che il neutrone, restando più a
lungo nelle vicinanze del nucleo, ne venisse assorbito con la conseguente attivazione del
processo nucleare.
Le pionieristiche ricerche di Fermi costituirono anche il punto di partenza per la
scoperta della fissione nucleare. Fermi aveva bombardato infruttuosamente l'uranio 92 nel
tentativo un nuovo elemento artificiale di numero atomico 93. Qualche anno dopo, nel 1938,
a conclusione delle ricerche di Lise Meitner, Otto Hahn e Fritz Strassman, che avevano
ripreso gli studi di Fermi, si ebbero i primi indizi sulla scissione di nuclei di uranio,
in due frammenti di massa confrontabile. Il nucleo dell'uranio, assorbendo un neutrone, si
spaccava in due liberando una eccezionale quantità di energia.
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