Teoria stato stazionario

Nel 1948 gli astronomi britannici Hermann Bondi, Thomas Gold e Fred Hoyle formularono un modello di universo completamente differente, oggi noto come teoria dello stato stazionario.

Trovando poco soddisfacente dal punto di vista filosofico l'idea di un inizio improvviso dell'universo, essi proposero un'estensione del "principio cosmologico" sul quale si basavano alcune delle precedenti teorie, quale ad esempio il modello di Friedmann.

Nella sua forma originaria, più ristretta, questo principio stabilisce che, in un dato istante, l'universo

è in media identico in qualunque luogo; il "principio cosmologico perfetto" di Bondi, Gold e Hoyle aggiunge un secondo postulato secondo cui esso appare identico, sempre, in qualunque momento.

Essi proposero che la diminuzione di densità provocata dall'espansione fosse esattamente bilanciata da una continua produzione di nuova materia, ma questo concetto si rivelò incompatibile con la scoperta della radiazione cosmica di fondo avvenuta nel 1965, e trova quindi un ridotto numero di sostenitori.

La teoria dell'universo stazionario è in contrasto con la scoperta dei quasar, oggetti extragalattici molto piccoli ma estremamente luminosi, situati a grandi distanze dalla Terra.

La luce proveniente da questi corpi celesti impiega miliardi di anni per raggiungere la superficie terrestre, quindi essi appartengono al remoto passato e possono fornire interessanti indicazioni sulle origini e sulla struttura iniziale dell'universo.