Collabrazione di Fermi al MED




Enrico Fermi entrò a far parte del progetto Manhattan (MED) fin dall'inizio, nel 1942; chiamato dal coordinatore del progetto, Rober Oppenheimer, arrivò a Los alamos quando ancora era in costruzione.
Da allora si dedicò assieme ad un equipé di scienziati famosi in tutto il mondo (Bohr, Weisskopf, Fermi, Wigner, von Neumann, Frisch, Teller, Segrè, Chadwick, Fuchs e altri ancora) alla ricera sperimetale per la costruzione della bomba atomica.

Le prime ricerche condotte da Fermi e il suo gruppo, mirarono soprattutto ad assicurare le condizioni necessarie per la produzione di energia dal processo di fissione nucleare.Tali condizioni sono quattro:

Per soddisfare queste condizioni si fece ricorso all'uranio 235 (prodotto a Oak Ridge ed Hanford), poiché il suo nucleo è facilmente scindibile con neutroni "lenti", dal momento che la "sezione d'urto", cioè la possibilità di dividere il nucleo, risulta, in prima approssimazione, inversamente proporzionale alla velocità dei neutroni. L'uranio 238 invece, pur presente in maggiori quantità, non è "fissile", ma "fertile": vale a dire che "cattura" un neutrone per diventare, con una successiva e immediata trasformazione, un elemento fissile (il plutonio 239, non presente infatti in natura). Per rallentare i neutroni venne impiegato un elemento "moderatore", capace di generare nell'urto una riduzione di velocità senza perdite o assorbimento: ad esempio l'acqua, ma anche la grafite, una forma naturale del carbonio. Infine, per regolare l'attività di un reattore nucleare, si ricorre a barre di controllo mobili all'interno del reattore, e costituite da sostanze in grado di assorbire fortemente i neutroni e rallentare, fino a fermarlo, il processo di reazione a catena.

In base agli studi effettuati,
Fermi fu in grado di realizzare la macchina in cui si produsse per la prima volta una fissione nucleare, caratterizzata da una reazione a catena controllata e capace di automantenersi; prototipo dei futuri reattori nucleari, la famosa "pila atomica" era un reattore a uranio e grafite sovrapposti in "pila", eretto su un campo da gioco e sostenuto da una struttura in mattoni; essa entrò in funzione a Chicago il 2 dicembre 1942.

Il primo passo era compiuto; per il Progetto Manhattan rimaneva ancora da risolvere l'arricchimento della disponibilità del materiale fissile occorrente per tentare l'esperimento di reazione a catena non frenata: l'esplosione di una bomba atomica. Non passò comunque molto tempo.

Nel frattempo, per scongiurare un possibile e ravvicinato impiego bellico, il fisico danese Niels Bohr si adoperò affinché USA e URSS organizzassero il necessario controllo internazionale, informando i rispettivi governi dell'arretratezza della Germania in proposito; lo sforzo non ottenne risultato per volontà della Gran Bretagna e del suo primo ministro Churchill, che impedí un accordo russo-americano, e anzi, nel 1943, ne raggiunse uno con gli Stati Uniti per l'embargo totale dell'uranio e delle informazioni atomiche (Accordo del Quebec).

Dopo la sconfitta della Germania, nel maggio 1945, si formò negli USA un comitato presieduto da James Byrnes e coadiuvato da un sotto-comitato scientifico composto dai tre premi Nobel Arthur Compton, Enrico Fermi, Ernest Lawrence e dal responsabile del Centro per la produzione della bomba di Los Alamos, Robert Oppenheimer, per decidere se effettuare una dimostrazione preventiva oppure il diretto impiego militare per accelerare la conclusione della guerra. La decisione cadde tragicamente su quest'ultima ipotesi, nonostante che a sostegno della prima si fossero pronunciati Leo Szilard e i principali scienziati di Chicago con il loro presidente e Premio Nobel James Franck, auspicando una dimostrazione in zona disabitata dinanzi a rappresentanti delle Nazioni Unite. Il 16 luglio 1945 si verificò la prima esplosione nucleare della storia ad Alamogordo, nel deserto del New Mexico (Trinty Test). Gli effetti furono terrificanti, al di là di ogni previsione: la reazione a catena non frenata generò una luce piú intensa di quella solare e un vento tempestoso e travolgente seguíto da un tuono possente tale da evocare ai testimoni, situati a 15 km di distanza, una vera apocalisse. Alla fine, sul luogo dell'esplosione rimase un profondo cratere. Questa esperienza non serví d'ammonimento e non valse a impedire, meno di un mese dopo, due vergognosi e immani eccidi destinati a sconvolgere il mondo.

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