"I fuggitivi"

In Germania il razzismo nazionalistico penetrò in ogni campo della cultura: anche nella scienza le discipline come la fisica, la chimica e la biologia dovettero avere una "base ariana"; fu così che a partire dalla seconda metà degli anni Trenta, la maggior parte delle strutture di ricerca fisica furono "confiscate" ed adibite a ricerche inerenti la realizzazione della bomba atomica. Non tutti però accettarono di essere complici del Regime Hitleriano, e preferirono emigrare all'estero. Tra di loro, possiamo ricordare: Max Born, Max Planck ed Albert Einstein, il maggiore fisico dell'epoca. Egli, tedesco di origine ebrea, venne denunciato come un "ciarlatano straniero" e la sua teoria della relatività come "degenerazione mentale tipicamente ebraica".

Un altro esempio di "fuga" è quello di Enrico Fermi: il più celebre fisico italiano, che continuò le ricerche in campo atomico negli USA, fu costretto ad emigrare dal nostro paese perchè sua moglie era di origine ebraica.

Grazie ad un governo in grado di offrire sufficienti garanzie di protezione e la possibilità di poter continuare i propri esperimenti senza imposizioni di carattere politico, gli Stati Uniti si rilevarono il paese verso cui si diresse la maggior parte degli emigranti tedeschi. A prova di ciò fu la realizzazione degli studi del Progetto Manhattan, a cui parteciparono gli stessi Einstein e Fermi, ovvero la realizzazione delle due bombe atomiche lanciate sul Giappone, anticipando di gran lunga gli studi tedeschi che non furono mai realmente terminati.

Il progetto di Hitler di creare una "scienza pura" portò quindi ad un completo fallimento: i ricercatori tedeschi non tennero conto del lavoro già svolto dai loro predecessori in nome di principi razzistici ed inoltre essi si chiusero in una sorta di casta di eletti che si venne a trovare in contrasto non solo con i propri nemici, ma anche con chi, più semplicemente, non era di razza ariana e veniva per questo motivo emarginato, se non perseguitato.

 



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